La notte eterna

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Il maestro

    Group
    Adepti
    Posts
    362
    Reputation
    0

    Status
    Offline
    ecco a voi il primo capitolo di un racconto che sto scrivendo a tempo perso tra un esame e l'altro XD spero vi piaccia e spero nelle vostre critiche più spietate per migliorare le mie capacità =)


    Silenzio. Nessun rumore penetrava nella stanza buia mentre la ragazza apriva gli occhi. Piccole schegge del vecchio legno usurato le si infilarono nelle mani e nei calzari mentre a tentoni cercava di capire dove si trovasse. Il legno con cui era stata costruita era di ottima qualità, ma essendo antico di diversi secoli stava iniziando a perdere colpi. I pensieri erano lenti e offuscati ma realizzò di aver paura, le viscere si attanagliavano mentre lentamente ritrovava lucidità. Si trovava sdraiata per terra con gli occhi ancora accecati a causa del buio, ma presto si sarebbero abituati e sarebbe tornata a vedere. Realizzò dove si trovava nel momento in cui, andando a tentoni, fece cadere un lungo cappotto pesante appartenuto a suo fratello. Era nel piccolo stanzino che lui era solito usare per riporre i propri abiti : ora, escluso il cappotto, era vuoto. Suo fratello infatti era in viaggio e si era portato tutto con sé. La testa le pulsava dolorosamente impedendole di ragionare. Gli occhi di Illune si stavano abituando alle tenebre ed i contorni dello stanzino si fecero più nitidi. Improvvisamente la stanza parve girare e la testa farsi pesante, dovette sbattere più volte le palpebre per allontanare la nausea, mentre tra le mani stringeva il cappotto del fratello con tutte le sue forze. Soltanto osservando le macchie umide sul cappotto si rese conto di piangere Con il dorso della mano che stringeva l’abito si asciugò le lacrime. Chiuse gli occhi e la stanza per un momento scomparve.

    Furono diversi rumori di vetri frantumati e mobili ribaltati a riportarla alla realtà. Non sapeva che ore fossero o quanto tempo fosse passato da quando prima aveva chiuso gli occhi. Sapeva che suo fratello era via e non sarebbe arrivato prima di domani, non poteva sperare che fosse lui. Il villaggio di Asher era sempre stato tranquillo con al massimo qualche piccolo furto nei negozi compiuto da ragazzini annoiati.
    Il dolore alla testa si era attenuato ma continuava ad avere le vertigini e non ricordava ancora come fosse finita lì. Si alzò di scatto, la testa iniziò a pulsare ancora di più e una fitta lancinante la sbilanciò costringendola ad appoggiarsi alla parete mentre l'urlo di dolore le moriva in gola.
    Rimase ferma diversi secondi inspirando profondamente in attesa che la stanza smettesse di girare. Si passò una mano tra i folti capelli biondi e si prese la fronte tra le dita nel tentativo di lenire il dolore. Ogni sua cellula le gridava di sbrigarsi, di muoversi, di fare qualcosa per non rimanere intrappolata per sempre in quel piccolo stanzino. Tenendosi appoggiata alla parete cercò di ricordare ma le nebbie nella sua mente erano ancora fitte. Non poteva capitarle davvero, non capiva perché proprio a lei dovesse succedere.

    Un tempo nessuno avrebbe osato fare una cosa del genere nel villaggio dove si celebrava la guerra, dove genti da tutto il mondo venivano per assistere agli scontri nell'arena o veniva per allenarsi con i migliori mastri d'arma di tutto il regno. All'epoca si tenevano grossi tornei nel paese e la gente più variopinta si presentava ad Asher per sperperare i propri averi per la gioia dei mercanti. Allora i maestri non solo insegnavano la via della spada ma anche le ormai perdute arti magiche. Poi venne la guerra e il fiorente paese si svuotò e i maestri d'armi non fecero più ritorno. Con la sconfitta non persero solo l'orgoglio e l'indipendenza ma anche la loro magia.

    I maghi vennero cacciati e sterminati per diversi secoli; Sopravvissero solo in pochi, costretti a nascondersi, braccati dal Grande Impero e odiati dalla popolazione. La gente sotto l'influenza dell'Impero aveva dimenticato di essere stata parte di una grande nazione la cui sconfitta aveva segnato l'inizio di un'era in cui la magia venne dimenticata e la scienza ostacolata da una dinastia di regnanti terrorizzati da quel che non potevano comprendere. L'impero si trasformò nel Regno delle Corone Unite, in cui tredici Re, uno per ogni regno conquistato durante i secoli, decidevano le sorti della grande nazione.

    Nel Regno le arene vennero dichiarate illegali e il villaggio di Asher perse la sua fondamentale fonte di reddito. In molti se ne andarono ma le botteghe riuscirono con grandi sforzi a sopravvivere, anche se impossibilitati a produrre armi se non per l'esercito regolare. Grazie alle miniere di ferro e alle numerose vene sotterranee di metalli preziosi il villaggio non venne completamente abbandonato. Il conto degli anni utilizzato prima della conquista è andato perduto, non si sa con precisione quando il regno è caduto e la cittadina sia andata in disgrazia. Le vecchie case son state distrutte o utilizzate come materiale da costruzione e l'arena è soltanto un vecchio rudere in cui i bambini vanno a giocare ignari del suo glorioso passato, la memoria del vecchio regno è andata quasi perduta, il solo ricordo è quell'arena diroccata e un pugno di case sopravvissute al tempo. La leggenda narra che le case rimaste intatte appartenessero ai sette grandi direttori e che siano state incantate da essi in modo da non poter essere distrutte. Nessuno sa veramente chi fossero o se effettivamente abitassero lì ma questo permette ai residenti della città di ricordare ciò che era stato, un privilegio che non a tutti era stato concesso.
    In una di queste antiche case la ragazza respirava a fatica, tremante e in preda al panico cercava di aprire la porta tirando e spingendo con tutta la forza rimastagli, gridava per sfogarsi.
    Si trovava in una casa isolata su una piccola collina leggermente fuori dal villaggio, si pensa che in passato questa fosse la casa di un direttore, la più antica per l'esattezza. Un tempo entrandoci si sarebbe potuto sentire la casa vibrare di potere residuo ma esso lentamente stava sparendo. Il cuore di Illune batteva talmente forte che sembrava volesse uscire dalla cassa toracica, alzandosi a stento arrancò fino alla parta e tentò di nuovo di aprirla. La porta vibrava e si muoveva ma non accennava ad aprirsi. Dopo diversi minuti lo sconforto aumentava fino al punto che smise di tirare e in lacrime iniziò a prenderla a pugni disperatamente. Dopo essersi ferita con diverse schegge si calmò e si sedette con le spalle appoggiate alla porta. Pianse implorando a chiunque l'avesse chiusa lì di lasciarla andare. Si passò le mani sulla testa cercando la fonte del dolore che la attanagliava da quando si era svegliata. Toccò una profonda ferita insanguinata che si trovava sulla nuca, sussultò dal dolore. Non ricordava come se l'era procurata ma poteva benissimo immaginare chi fosse stato a fargliela, pregò silenziosamente qualsiasi divinità affinché l'aiutassero. Gli occhi ormai si erano abituati al buio e i sensi erano in massima allerta. Era come un gatto messo in un angolo, che senza vie di fuga tirava fuori gli artigli pronto a lottare per la sua vita con il massimo delle sue forze sapendo, cosa sarebbe significato perdere quella lotta. In quel momento tramite quei pensieri riuscì a riprendere la sua determinazione e risoluta commise un errore fatale.
    Fattasi forza si sollevò ignorando il grosso mal di testa che come un campanello d'allarme continuava a tormentarla sin da quando si era ripresa. La vista era annebbiata e spesso diverse macchie gliela offuscavano ancora di più. Barcollando raggiunse la porta ma dovette fermarsi per trattenere il conato di vomito che la nausea le stava provocando. Si sorresse al vecchio legno della porta e osservò il fumo entrare dai suoi spiragli e dal legno del pavimento che si faceva sempre più rovente. Il panico scivolava via mentre vedeva la scena come se non fosse lei ad essere in quello stanzino ma come se fosse soltanto una spettatrice. I pensieri diventavano sempre di più difficili a causa delle esalazioni di fumo. Tossì ripetutamente e così forte da rimanere in ginocchio mentre si sorreggeva alla porta. Nel fumo vedeva il fratello lo vedeva correre verso di lei rivolgendole parole inudibili, sorrise osservandolo da vicino, era robusto e particolarmente attraente, osservava dentro i suoi occhi neri profondi e densi. Era alto circa quanto lei e avevano gli stessi capelli neri e folti.

    “Sai già cosa sta succedendo, vero?” diceva il fratello con voce forte e calda. Illune annuì stordita dalla visione
    “Si ma non voglio...” disse lei con un filo di voce mentre il fratello con forza la sollevò interrompendola
    “Hai già visto questo, sai che io non sono davvero qua” le diceva osservandola negli occhi “Si ma io ancora non ho fatto nulla non pensavo arrivasse così presto” disse mentre le lacrime iniziavano a scorrerle sul volto “volevo vederlo ancora, io speravo di aiutarlo non posso lasciarlo solo ora, non posso!” urlo rivolto alla visione perlacea.
    “ora è il momento, devi accettarlo vieni con me” disse tendendole la mano, lo osservò sorda alle sue parole e pietrificata dal terrore. Sospirò “so che doveva andare così...” la voce si faceva sempre più debole mentre il fumo tossico le penetrava le membra rendendole sempre più pesanti, non sentiva il calore alzarsi e non vedeva le fiamme iniziare a divorare la porta “è difficile” piangeva le ultime lacrime mentre gli occhi fattesi sempre più pesanti si chiudevano, la visione spariva ed insieme ad essa spariva il mondo sotto i suoi occhi, il suo adorato mondo venne avvolto dalle tenebre insieme a lei. Gli occhi si chiusero e lentamente la vita scappava da lei come la sabbia scappa dalle mani quando stretta troppo. Il silenzio scese sulla stanza mentre le fiamme iniziavano a divorare voracemente tutto e mentre una nuova mattina si alzava all'orizzonte. e
     
    .
0 replies since 31/7/2013, 10:37   103 views
  Share  
.